Gaetano Bresci

« Older   Newer »
  Share  
YoungRevolutionary
view post Posted on 29/7/2011, 12:58




Gaetano Bresci

180px-Bresci



Gaetano Bresci nacque il 10 novembre 1869, a Coiano, in Toscana (Italia), in una famiglia piccoli contadini. Lavorò molto giovane in un'azienda di filatura e divenne rapidamente operaio qualificato. Fin da l'età di 15 anni militò nel circolo anarchico di Prato. Condannato una prima volta nel 1892 a 15 giorni di prigione per «oltraggio e rifiuto di obbedienza alla forza pubblica», fu schedato come «anarchico pericoloso» e relegato nel 1895 (ai sensi delle leggi speciali di Crispi) a Lampedusa. Amnistiato a fine 1896, emigrò negli USA. Giunse a New York il 29 gennaio 1898, si recò a Paterson (New Jersey), dove trovò lavoro in industria tessile e frequentò l'importante Comunità anarchica di emigrati italiani [1].
E' negli USA allorché gli giunse la notizia dei gravi fatti del maggio 1898 di Milano, quando i cannoni del generale Bava-Beccaris [2] spararono sulla folla causando 80 morti e 450 feriti.

A. Beltrame, L'assassinio del re Umberto I da parte dell'anarchico pratese Gaetano Bresci, disegno di copertina de La Domenica del Corriere, 6 agosto 1900Fu allora che decise che sarebbe rientrato in Italia per uccidere il re Umberto I: egli aveva infatti autorizzato Bava Beccaris a sparare sulla folla inerme, decorandolo poi con la "Gran Croce dell'Ordine Militare di Savoia" (5 giugno 1898) per i servizi resi al paese.

Gaetano Bresci uccise a Monza, la sera di domenica 29 luglio 1900, sparandogli contro tre colpi di pistola (o quattro, le fonti storiche non concordano) re Umberto I di Savoia. Il sovrano stava rientrando in carrozza nella sua residenza monzese dopo una premiazione in una società sportiva. L'assassinio - immortalato in una celebre tavola del pittore Achille Beltrame per la «Domenica del Corriere» - avvenne sotto gli occhi della popolazione festante che salutava il monarca. Bresci si lasciò catturare senza opporre resistenza.

Il processo contro Bresci fu istruito in brevissimo tempo. Il 29 agosto 1900, cioè un mese esatto dopo il delitto, Bresci comparve nella corte d’Assise di Piazza Beccaria a Milano. La sentenza era scontata in partenza. Gaetano Bresci aveva chiesto come difensore il deputato socialista Filippo Turati, ma questi aveva declinato l’incarico e fu sostituito dall’avvocato anarchico Francesco Saverio Merlino.

L’imputato mantenne un contegno conforme al personaggio che rappresentava. Freddo e distaccato, quasi sereno, ascoltò la lettura del capo d’accusa (per la verità retorico fino all’inverosimile) senza mostrare nè pentimento né spavalderia.

Ecco il testo del suo interrogatorio in aula :

Presidente: «L’imputato ha qualcosa da aggiungere alla sua deposizione testé letta?»
Bresci: «Il fatto l’ho compiuto da me, senza complici. Il pensiero mi venne vedendo tante miserie e tanti perseguitati. Bisogna andare all’estero per vedere come sono considerati gli italiani! Ci hanno soprannominati “maiali“... »
Presidente: «Non divaghi...»
Bresci: «Se non mi fa parlare mi siedo.»
Presidente: «Resti nel tema.»
Bresci: «Ebbene, dirò che la condanna mi lascia indifferente, che non mi interessa punto e che sono certo di non essermi sbagliato a fare ciò che ho fatto. Non intendo neppure presentare ricorso. Io mi appello soltanto alla prossima rivoluzione proletaria.»
Presidente: «Ammettete di avere ucciso il re?»

Bresci: «Non ammazzai Umberto; ammazzai il Re, ammazzai un principio! E non dite delitto ma fatto!»
Presidente: «Perché lo avete fatto?»
Bresci: «Dopo lo stato d’assedio di Sicilia e Milano illegalmente stabiliti con decreto reale io decisi di uccidere il re per vendicare le vittime.»
Quando il Presidente gli chiese perché aveva compiuto quel gesto, Bresci rispose:
«I fatti di Milano, dove si adoperò il cannone, mi fecero piangere e pensai alla vendetta. Pensai al re perché oltre a firmare i decreti premiava gli scellerati che avevano compiuto le stragi.»


Ascoltati i testimoni, i giurati si ritirarono per decidere e dopo pochi minuti il capo giuria ragionier Carione lesse il verdetto che dichiarava l’imputato colpevole e lo condannava ai lavori forzati.

Scontò la pena nel penitenziario di S. Stefano, presso Ventotene (Isole Ponziane) e per poterlo controllare a vista venne edificata per lui una speciale cella di tre metri per tre, priva di suppellettili.

Morì il 22 maggio 1901 "suicidato" dallo Stato e probabilmente venne ucciso anche prima di questa data ufficiale. Le autorità divulgarono la notizia del suo suicidio: impiccato per mezzo di un lenzuolo o un asciugamani.

Alcune coincidenze: un carcerato di Santo Stefano condannato all'ergastolo ottenne la grazia, il direttore raddoppiò il suo stipendio.

Vi è incertezza anche sul luogo della sua sepoltura: secondo alcune fonti, fu seppellito assieme ai suoi effetti personali nel cimitero di S. Stefano; secondo altre, il suo corpo venne gettato in mare. Le sole cose rimaste di lui sono il suo cappello da ergastolano (andato distrutto durante una rivolta di carcerati nel dopoguerra) e la rivoltella con cui compì il regicidio.

Contesto storico in cui maturò l’uccisione di Umberto I di Savoia

Nel 1898, a circa 30 anni dall’annessione della Lombardia al Regno d’Italia, la situazione economica era gravissima. Si ricorda che in questi 30 anni emigrarono circa 519.000 lombardi [3].

A Milano, a seguito dell’aumento del costo della farina e del pane, gravati dall’esosissima tassa sul macinato, imposta dal regno sabaudo, il popolo affamato insorse e assaltò i forni del pane. L’insurrezione durò vari giorni e fu repressa nel sangue con i fucili e i cannoni dai Carabinieri al comando del generale piemontese Bava Beccaris [4], che poi per questa azione di ordine pubblico fu insignito con la Croce di grand'ufficiale dell'ordine militare di Savoia, «per rimettere il servizio reso alle istituzioni e alla civiltà" da Umberto I re d’Italia». Nella feroce repressione militare si calcola che vi furono piú di cento insorti uccisi (i dati non sono precisi) e centinaia di feriti.

Gaetano Bresci, secondo la filosofia di un certo anarchismo militante, intese vendicare l’eccidio e rendere giustizia, perciò uccise il Re Umberto I di Savoia in quanto responsabile in capo di questi tragici avvenimenti

da: http://ita.anarchopedia.org
 
Top
0 replies since 29/7/2011, 12:58   78 views
  Share